EDITORIALE
Questo è un anno di anniversari e ricorrenze. Dopo aver festeggiato il
cinquant’anni dalla nascita della nostra rivista l’anno scorso, sapevamo
che nel 2023 scadevano trent’anni dalla scomparsa del suo fondatore che
progettiamo di ricordare, nel corso di quest’annata, pubblicando
raccolte dei suoi scritti. Invece, già questo primo numero, un po’ per
pianificazione un po’ a sorpresa, è composto quasi totalmente di
articoli che vogliono omaggiare diversi anniversari. E anche questa
volta, come nel numero precedente, il materiale si presenta in modo
ciclico come si vedrà.
Apriamo con un’intervista a David Russell
firmata da Giacomo Susani. Non è la prima volta che Russell è ospite
nelle nostre pagine; i tempi però cambiano e un aggiornamento sembrava
necessario. I chitarristi nati come lui nei primi anni Cinquanta
appartengono a una generazione che ha potuto scegliere di svolgere il
proprio mestiere di musicista e concertista senza dovere per forza
combinarlo con altre attività per assicurarsi uno stipendio. È una
scelta proibita agli strumentisti di oggi. In occasione quindi del
cinquantennio trascorso dalla fondazione de “il Fronimo” abbiamo voluto
conoscere il punto di vista di una persona che ha attraversato questi
cinquant’anni da testimone e da protagonista.
Il primo articolo è
dedicato a Elena Padovani, chitarrista italiana nata nel 1923. Ed ecco
il primo anniversario. Stefano Picciano, con una meticolosa ricerca
delle varie fonti, ripercorre le tappe importanti della vita di questa
pioniera, una delle allieve del primo corso tenuto da Segovia
all’Accademia Chigiana di Siena. Grazie a quei corsi è cambiata la
storia della chitarra in tutto il mondo, visto che i partecipanti sono
poi diventati capiscuola nei propri paesi fondando classi di chitarra in
conservatori per la prima volta. Elena Padovani, infatti, vinse, nel
1962, una delle prime cattedre aperte nei conservatori italiani, quella
di Bolzano, dove insegnò fino al pensionamento.
L’articolo seguente
non è nato per ricordare un anniversario. Volendo esagerare però,
potremmo dire che sono passati 170 anni dalla morte di Matteo Carcassi
(1796-1853). Si tratta solo di una combinazione, come per combinazione
l’autrice, Catherine Marlat, si è imbattuta su diversi documenti
relativi al chitarrista fiorentino, documenti prima sconosciuti. Spesso
capita a ricercatori di trovare per caso informazioni su un argomento
che non era l’oggetto della propria ricerca. È quello che è successo a
Catherine Marlat che ha pensato di comunicare le sue scoperte a Brian
Jeffery. Brian sapeva che gli unici altri articoli riguardanti Carcassi
erano stati pubblicati sul Fronimo e le ha consigliato di scriverci
(grazie Brian!). È così che è nato questo articolo che, pur essendo
breve, contiene notizie importanti che completano e correggono quelle
precedenti.
Siamo leggermente in ritardo per il centesimo
anniversario della morte del liutaio Enrique García, la cui scomparsa
risale all’ottobre 1922. Non era possibile inserire nel numero 200
questo omaggio, ma corriamo subito ai ripari. Diego Milanese ripercorre
l’itinerario di una chitarra del celebre liutaio: la n. 43 costruita nel
1904. Si tratta dello strumento che Tárrega imbraccia in una foto del
1909 che lo ritrae durante uno dei suoi ultimi concerti. La chitarra
prese poi la strada verso l’Argentina, dove è stata suonata e registrata
in disco, per poi fare ritorno in Europa. Diego Milanese approfitta
della storia di questo strumento per rendere omaggio al suo costruttore,
figura importante per la storia della liuteria nel Novecento.
L’ultimo
articolo è firmato da Vincenzo Saldarelli e fa parte della serie
dedicata alla Schola Fiorentina. Questa terza puntata è incentrata su
Alvaro Company (1931-2022) e sulla sua opera più importante, Las seis
cuerdas, scritta nel 1963. La ricorrenza quindi in questo caso riguarda i
sessant’anni di questa composizione che fu uno spartiacque nel
repertorio chitarristico per la complessità e innovazione nella
scrittura. Per dirla con le parole di Reginald Smith Brindle: “Las seis
cuerdas non solo costituisce un riassunto di possibili tecniche
chitarristiche valide per un futuro anche lontano, ma è anche una sfida a
qualsiasi esecutore sia per l’aspetto tecnico, sia per
l’interpretazione.”
Alvaro Company (insieme a Smith Brindle)
frequentò quel primo corso di Segovia all’Accademia Chigiana ed erano
compagni di classe di Elena Padovani, la protagonista dello scritto che
apre questo numero. Vi sono foto e testimonianze che potrebbero far
parte indifferentemente del primo o dell’ultimo articolo chiudendo così
il ciclo cui accennavamo all’inizio.
Visto che sul numero 200
abbiamo pubblicato solo articoli, dedichiamo qui più spazio alle
recensioni per recuperare un po’ di arretrati, saltando anche la rubrica
della “Bottega della chitarra”, dato che non vi erano novità.
Se vi
è capitato di visitare il nostro website ultimamente, vi sarete accorti
che ha cambiato veste. Ora dovrebbe essere facile per noi aggiornarlo
di persona in modo da poter inserire subito eventuali annunci
dell’ultimo momento. Non dimenticate quindi e non esitate di inviarci
notizie di concerti o inserzioni per la “Bottega”. Abbiamo detto
“dovrebbe essere facile aggiornarlo”, per quanto riguarda il sito.
Confessiamo che ancora non abbiamo imparato ma contiamo di recuperare
durante le vacanze.
Buon 2023!