Editoriale
Ricerche e approfondimenti
La corrispondenza fra Andrés Segovia e Frederic Mompou conservata presso la Biblioteca de Catalunya di Barcellona
di Camilla Rubagotti (seconda parte)
Homenaje di Manuel de Falla: contesto, genesi e analisi
di Nicholas Salvatore Rocca (terza parte)
Caspar Joseph Mertz. L’ultimo giro di concerti: fra Salisburgo e Bad Hall
di Graziano Salvoni
I concerti di Francisco Tárrega (1852-1909) a Barcellona e dintorni
di Josep Ma Mangado (quinta parte)
Il quaderno di Evangelina
di Evangelina Mascardi
Racconti di media
di Claudio Tumeo
Recensioni
Musiche
Dischi
Corsi e concorsi
La bottega della chitarra
Innanzitutto chiediamo scusa per il ritardo con cui prevediamo riceverete questo numero. Immaginiamo ora la vostra risposta: “Non è mica la prima volta!” È vero. Ma se la Posta ci mette due mesi (sì, due mesi esatti) per recapitare il numero di luglio a Napoli, non ci possiamo fare niente. In questo caso invece, per varie ragioni e incidenti di percorso, siamo arrivati all’ultima settimana di settembre senza aver ancora consegnato in tipografia. Cosa che di solito avviene sempre entro la metà del mese precedente all’uscita della rivista. Rimane solo da sperare che, per compensare il ritardo del numero di luglio e grazie a favorevoli congiunzioni astrali, questo numero possa arrivare alle vostre mani durante il 2024. Stiamo scherzando… ma neanche tanto.
Ogni volta che pubblichiamo qualche articolo inerente alla corrispondenza di Segovia con i vari compositori, non manchiamo di rimanere meravigliati dall’efficienza del servizio postale di allora. Fatto documentato anche dalla seconda puntata dell’articolo di Camilla Rubagotti dedicato agli scambi epistolari tra Andrés Segovia e Federico Mompou. Questo secondo capitolo è riservato alle lettere riguardanti la nascita della Suite Compostelana, la sua pubblicazione e registrazione su disco. Anche in questo caso si svelano particolari interessanti della vita professionale e personale di Segovia, oltre a una sua certa permalosità nel sospettare che il compositore non fosse pienamente soddisfatto della propria interpretazione della Suite. Inoltre vediamo che, quando si trattava di apportare un cambiamento, non esitava a prendere il telefono (siamo ormai negli anni Sessanta) per far ascoltare al compositore le alternative. Infatti chi attribuisce tutte le differenze riscontrabili tra i manoscritti degli autori e le pubblicazioni segoviane a cambiamenti arbitrari, non prende in considerazione i contatti personali: incontri in camere d’albergo quando erano di passaggio nella stessa città, come abbiamo visto nelle lettere a Villa-Lobos, visite lunghe e coabitazione (nel caso di Ponce) e, appunto, telefonate. L’ultima parte della corrispondenza con Mompou verrà pubblicata sul numero di gennaio.
Siamo invece arrivati alla terza e ultima puntata dell’articolo dedicato all’Homenaje di Manuel de Falla. Dopo aver valutato la sua posizione all’interno del corpus del compositore spagnolo, Nicholas Rocca approfondisce il rapporto tra Falla e il cante jondo e il modo in cui esso si distilla nelle due pagine del brano che ha segnato l’ingresso della chitarra nel secolo XX.
Un paio d’anni fa (n. 199) avevamo pubblicato un articolo di Graziano Salvoni riguardante una tournée di concerti che Caspar Joseph Mertz aveva fatto durante gli anni 1841-1842. Proprio in quel periodo il chitarrista incontrò la pianista Josephine Plantin e iniziò a collaborare con lei; presto i due musicisti si sposarono stabilendosi a Vienna. Nell’articolo che pubblichiamo ora Salvoni ci racconta dell’ultimo giro di concerti che fecero i coniugi Mertz nel 1855, abbinando le esigenze artistiche con la necessità del chitarrista di frequentare luoghi termali dove potersi curare. Durante la tournée si alternarono momenti di gloria (a Salisburgo suonarono di fronte all’imperatrice Carolina Augusta e al Re Ludwig di Bavaria) con incidenti e peripezie varie che Josephine Mertz riporta nelle sue memorie con una certa dose di umorismo.
Continua la “saga” di Francisco Tárrega: Josep Mangado segue anno per anno la vita del chitarrista attraverso le pubblicazioni sui giornali (in maggioranza catalani) dell’epoca. Questa puntata (la quinta) racconta degli anni 1891 e 1892 durante i quali gran parte dell’attività del chitarrista si svolse sull’isola di Mallorca. Negli scritti pubblicati in quegli anni vediamo autori che testimoniano della poca ambizione di Tárrega, della sua scarsa voglia di avventurarsi all’estero e della sua rassegnazione per quanto riguardava la capacità della chitarra di farsi ascoltare e apprezzare in sale grandi. Nel 1892 si verificò anche il primo incontro tra Tárrega e il giovane Miguel Llobet. Infine immaginiamo i nostri lettori, specie coloro che hanno affrontato concorsi per ottenere posti di insegnamento, scuotere la testa nel leggere gli ultimi paragrafi dell’articolo: Mangado conclude dicendo che evidentemente le cose non sono tanto cambiate da allora. Noi aggiungiamo che “tutto il mondo è paese”.
Torna Evangelina Mascardi con il suo quaderno e con il consiglio di “guardare Bach dal basso”. Questa volta l’oggetto di osservazione è la Sarabande della Suite BWV 995. Come sempre Evangelina offre spunti di riflessione e stimola la curiosità e la sperimentazione.
Infine, ecco una nuova serie di brevi articoli che alterneremo con le “Memorie del chitarrista errante”. Si intitola “Racconti di media” e l’ideatore è Claudio Tumeo, da decenni insegnante di chitarra nella Scuola Media. Il primo articolo, “Dovevano iniziare da piccoli”, è uno sfogo contro alcuni luoghi comuni, triti e ritriti, che si sentono ripetere quando si tratta di educazione musicale, specie da chi non ha mai dovuto affrontare quel campo da battaglia che può essere una classe di bambini e adolescenti al giorno d’oggi. Per chi ha voglia di commentare, le “Idee a confronto” sono sempre aperte a tutti.
Intanto noi vi salutiamo con una frase di Michel Platini – ormai prossimo ai settant’anni – intervistato su “La Repubblica” (24-06-2024). Nel leggere ricordate che in francese (come in tante altre lingue) il verbo giocare è uguale al verbo suonare (jouer, to play, spielen): “Tutto cambia, tutto passa, anche se dentro di noi ci sembra di avere sempre vent’anni. Eravamo ragazzini di strada, a differenza dei giovani giocatori di oggi che sono formati in ogni dettaglio, addestrati alla perfezione, però a me sembrano tutti uguali. Non dico che non si giochi bene, ma forse alcuni tra noi erano meno prevedibili. Bisogna sempre credere nel talento puro.”
Diego Milanese - Umberto Piazza
di nuovo disponibile
Contributi di: Paolo Cherici, Eduardo Fernandez, Frédéric Zigante, Evangelina Mascardi, Erik Pierre Hofmann, Jukka Savijokim, Danilo Prefumo, Riccado Del Prete
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