Italia € 18.00
Editoriale
Incontri
Intervista a Hopkinson Smith
Ricerche e approfondimenti:
La nascita della musica strumentale
Il quaderno di Evangelina
di Evangelina Mascardi
Post Scriptum
di Mario Dell'Ara |
Europe € 22.00
Rest of the world € 25.00
Editorial
Encounters
Interview with Hopkinson Smith
by Evangelina Mascardi & Frédéric Zigante
Studies and research
The birth of instrumental music
by Paolo Cherici
Paganini in the 20th century.
Tracking down his works for guitar among magazines,
publications and premières
by Riccardo Del Prete e Danilo Prefumo
Chamber music during the first decades of the 19th century
by Jukka Savijoki
The guitar à la Sagrini
by Erik Pierre Hofmann
The Preludes of Villa-Lobos. A fresh look
by Eduardo Fernández
“Mon très admiré Villalobos”. The correspondence between Andrés Segovia and Heitor
Villa-Lobos
by Frédéric Zigante
Evangelina’s Notebook
by Evangelina Mascardi
Post Scriptum
by Mario Dell'Ara
EDITORIALE |
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2 0 0 ! Un bel traguardo, non c’è che dire. Ne siamo orgogliosi e
non possiamo che ringraziare tutte le persone che hanno lavorato per
renderlo possibile. Collaboratori di lungo corso, studiosi che da tutto
il mondo ci hanno inviato i risultati delle loro ricerche, persone la
cui firma non appare ma che si sono succedute nel corso degli anni nel
compito ingrato di leggere e correggere le bozze. Soprattutto
ringraziamo gli abbonati che non hanno smesso di seguirci, alcuni
addirittura dal primo numero.
Durante il cinquantennio 1972-2022 il mondo della chitarra ha visto
svolte, cambiamenti, evoluzioni e rivoluzioni e “il Fronimo” ne è stato
testimone. Per chi possiede l’intera collezione è facile accorgersi di
come sono cambiati i temi di interesse, i protagonisti della scena
concertistica, gli articolisti, il repertorio. Ci rendiamo conto che
molti pensano che i cambiamenti della rivista siano sempre dovuti a
decisioni prese da chi la gestisce: è vero solo in parte. In realtà “il
Fronimo” rappresenta e rispecchia il mondo chitarristico circostante.
Nel 1972 si pensava ancora che la chitarra fosse il tramite più naturale
per far rivivere la musica antica sostituendosi al liuto e strumenti
affini. Invece, in poco tempo è avvenuta una presa di coscienza da parte
dei cultori degli strumenti antichi e i chitarristi hanno dovuto
riconoscere che era necessario compiere una scelta. Ruggero Chiesa ha
scelto di dedicarsi al repertorio ottocentesco e a interrompere la
Storia delle letteratura del liuto e della chitarra, consapevole che
ormai quello era un ambito per specialisti del settore; ha invitato
dunque diversi liutisti a prendere il testimone e garantire alla rivista
la presenza di articoli relativi alla musica antica. La risposta a
quell’invito non fu sufficiente per giustificare la parola “liuto” sulla
copertina: averla rimossa non è stata quindi una presa di posizione ma
una conseguenza dell’evoluzione e specializzazione avvenuta nel mondo
liutistico: uno dei più grandi cambiamenti verificati in questi
cinquant’anni. Eppure ultimamente si sta riscontrando il fenomeno
inverso: sempre più chitarristi tornano a occuparsi degli strumenti
antichi in modo serio e consapevole. Il riavvicinamento tra liutisti e
chitarristi si manifesta in questo numero celebrativo con una notevole
presenza di liutisti e una disposizione degli articoli “ciclica” che
vede quasi sempre i contenuti di un articolo collegati, in un modo o
nell’altro, con quelli seguenti. Prima di tutto c’è l’intervista a
Hopkinson Smith, uno dei testimoni e artefici dell’evoluzione cui
accennavamo sopra: negli anni Settanta ha scelto di lasciare la chitarra
per dedicarsi al liuto e, in seguito, grazie al suo insegnamento si
sono formate schiere di liutisti appassionati e storicamente informati
che hanno trasmesso il “verbo” in tutto il mondo. L’intervista è stata
realizzata da Evangelina Mascardi (ex chitarrista e poi allieva di
Hopkinson Smith) e Frédéric Zigante, tuttora chitarrista che pare sempre
più tentato dal liuto.
Segue il dotto articolo di Paolo Cherici (anch’egli ex chitarrista,
allievo di Ruggero Chiesa e poi di Hopkinson Smith). Il tema è complesso
e riguarda la nascita della musica strumentale, vale a dire
l’emancipazione della musica liutistica dalla musica vocale avvenuta
agli inizi del Cinquecento.
Chiude le pagine della rivista – e del cerchio virtuale cui abbiamo
accennato – Evangelina Mascardi che nel suo Quaderno affronta sempre
temi che accomunano i mondi della chitarra e della musica antica.
L’altro grande cambiamento avvenuto durante questi ultimi cinquant’anni è
stata la progressiva emancipazione dei chitarristi dall’influenza
segoviana. Emancipazione che portò a un ampliamento del repertorio
didattico e concertistico a disposizione, grazie al sempre maggior
interesse verso la musica dell’Ottocento da una parte e di quella
contemporanea dall’altra. La strada non fu facile e lo dimostra l’enorme
difficoltà con la quale fu finalmente riconosciuta e “adottata” dai
chitarristi la produzione chitarristica del pur famosissimo Niccolò
Paganini. È il tema dell’articolo di Danilo Prefumo e Riccardo Del Prete
che grazie a tanti documenti ritrovati tracciano il percorso
accidentato di quelle opere – tra aste, prime edizioni, prime esecuzioni
e risvolti sorprendenti – dagli inizi del Novecento e fino agli anni
Settanta, quando i manoscritti tornarono in Italia.
Purtroppo rimane immutata col passare del tempo la poca abitudine (o
attitudine) dei chitarristi verso la musica da camera. Jukka Savijoki
dedica qui la propria attenzione alle opere che hanno visto la luce
durante i primi trent’anni dell’Ottocento. È un repertorio ricchissimo
che merita di essere esplorato e sfruttato sia in campo didattico che
concertistico. Speriamo che questo scritto risvegli l’interesse e la
curiosità di tanti nostri lettori.
Tra i due articoli sopra citati vi era un collegamento: le opere
cameristiche con chitarra di Paganini. Vi è un nesso anche con quello
successivo: nell’articolo di Savijoki si parla della chitarra terzina e
del ruolo che conquistò specie in ambito cameristico e si nomina anche
un nome pressoché sconosciuto ai più, Luigi Sagrini.
Proprio Luigi Sagrini e la chitarra particolare da lui ideata, un ibrido
fra terzina e chitarra normale, sono il tema dell’articolo di Erik
Pierre Hofmann che ci spiega l’utilità di quello strumento e le sue
caratteristiche. Il materiale fotografico che illustra l’articolo è
ricco e meritava di essere apprezzato appieno: per questa ragione gli
abbiamo dedicato un inserto di pagine a colori.
Seguono due articoli relativi a Heitor Villa-Lobos. Il primo è firmato
da Eduardo Fernández che ha deciso di gettare luce nuova sui Cinque
Preludi: pur essendo tra i brani più eseguiti del nostro repertorio, non
sono mai stati approfonditi come avrebbero meritato. Forse perché non
presentano particolari problemi tecnici? Generazioni di chitarristi li
hanno suonati “a orecchio” riproducendo passivamente per decenni i vezzi
e i manierismi del proprio maestro o di quello famoso dal quale li
avevano ascoltati per la prima volta. La situazione è cambiata man mano
che i Conservatori aprivano le porte alla chitarra, dando la possibilità
ai chitarristi di avere una preparazione teorica e culturale che
permettesse loro di esplorare il repertorio autonomamente. Situazione
che si è consolidata proprio durante gli anni Settanta e Ottanta del
cinquantennio che stiamo celebrando. Ciononostante la lettura dei Cinque
Preludi è rimasta un po’ di routine, forse perché si affrontano troppo
presto, prima di poterli capire fino in fondo. Forse questa analisi
aiuterà davvero a guardarli con occhi nuovi e a stimolare
interpretazioni più consapevoli.
A Villa-Lobos erano indirizzate le lettere di Andrés Segovia che sono
riportate e commentate nell’articolo di Frédéric Zigante. Grazie a
queste tredici lettere vediamo come si è evoluto il rapporto tra i due,
le vicissitudini dell’edizione delle Douze Etudes e la genesi del
Concerto pour guitare et petit orchestre, fortemente voluto da Segovia.
Un Segovia che, agli inizi degli anni Cinquanta, appariva oberato di
impegni, esausto e in difficoltà quando si trattava di studiare ed
eseguire nuovo repertorio. Era all’apice della carriera e la chitarra
entrava in una nuova era gloriosa della sua storia.
E per chiudere il cerchio, il Quaderno di Evangelina Mascardi ci riporta
al liuto invitandoci a riappropriarci di un modo di far musica, con
libertà e fantasia, come si usava un tempo. E senza dimenticare che
libertà e fantasia non appartengono solo alla musica antica ma alla
Musica, tutta.
Il prossimo anno sarà il trentesimo dalla scomparsa di Ruggero Chiesa:
un altro anniversario nella storia de “il Fronimo” e un’annata un po’
diversa rispetto al solito, se riusciremo a realizzare i progetti che
abbiamo in mente. Continuate a seguirci.
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