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indice del n. 202-203 aprile 2023

Editoriale

Ricerche e approfondimenti:

Radamés Gnattali (1906-1988). Un compositore brasiliano
di Luciano Lima

La versione per chitarra terzina del Concerto n. 2 op. 36 di Giuliani: un nuovo Concerto?
di Pablo Márquez  

La Schola Fiorentina. Una miniera di composizioni per chitarra.
III: Alvaro Company (Firenze 1931-2022). In ricordo
di un Maestro. Le composizioni dopo Las
seis cuerdas e il Catalogo delle opere
di Vincenzo Saldarelli  

Matteo Carcassi (1796-1853). Nuova biografia documentata
di Romolo Calandruccio

Programmi di Prassi del Triennio accademicodi I livello: prospettiva o nostalgia?
di Andrea Monarda

Il quaderno di Evangelina
di Evangelina Mascardi

In memoriam
Sergio Abreu (1948-2023)
di Fabio Zanon

Memorie di un chitarrista errante
Ee mungu nguvu yetu
di Francesco Biraghi

Idee a confronto  
Recensioni
Dischi  
Musiche  
Corsi e concorsi  
La bottega della chitarra


Europe € 28.00

Rest of the world € 30.00


index n. 202-203 April 2023

Editorial

Studies and research

Radamés Gnattali (1906-1988). A Brasilian composer
by Luciano Lima

The version for terz guitar of Giuliani’s Concerto nr. 2 op. 36: a new Concerto?
by Pablo Márquez  

The Schola Fiorentina. A treasure trove of compositions for guitar.
III: Alvaro Company (Florence 1931-2022). In memory of a
Master. Works after Las seis cuerdas and the Catalogue
by Vincenzo Saldarelli

Matteo Carcassi (1796-1853): A new documented biography
by Romolo Calandruccio

A survey of the undergraduate guitar programmes in the Italian Conservatories:
nostalgia or a new perspective?
by Andrea Monarda

Evangelina’s notebook
by Evangelina Mascardi

In memoriam
Sergio Abreu (1948-2023)
by Fabio Zanon

Memories of a wandering guitarist
Ee mungu nguvu yetu
by Francesco Biraghi

Exchange of Ideas and Opinions  
Reviews
Recordings  
Scores  
Master classes and competitions  
Guitar Shop



EDITORIALE



Siete sorpresi? Non vogliamo abituarvi ai numeri doppi, ma questa volta vi sono state delle circostanze eccezionali. Articoli lunghi e non facilmente divisibili o rinviabili, tutte le rubriche, nuove e vecchie, presenti. Inoltre, per ricordare Ruggero Chiesa ai trent’anni dalla scomparsa, abbiamo pensato di raccogliere e pubblicare i suoi scritti. In luglio quindi riceverete un volumetto con la raccolta delle Note di Copertina, brevi articoli di opinione e attualità che aprivano la rivista dal numero 62 al numero 86.
Un breve commento sui contenuti di questo numero. Luciano Lima, studioso brasiliano, collabora per la prima volta con «il Fronimo» facendoci conoscere un importante compositore, suo compatriota, Radamés Gnattali. Nei paesi che hanno una forte e radicata tradizione popolare i confini tra questa e la musica colta non sono rigidi e ben definiti. Il Brasile è uno di questi paesi (la Grecia è un altro, ad esempio) e Gnattali un buon rappresentante di quel mondo musicale. Un personaggio interessante che ha dedicato alla chitarra parte della sua produzione, sicuramente meritevole di un approfondimento.
Il contributo di Pablo Márquez tratta un argomento che lo ha molto appassionato: la versione per chitarra terzina del Secondo Concerto, op. 36, di Mauro Giuliani. Dopo la presentazione dei «fatti» storici relativi a questo concerto, Márquez passa a elencare tutte le differenze tra le due versioni, differenze che a volte sono veramente notevoli, al punto tale da chiedersi se questo non possa in realtà essere un nuovo Concerto. Non siamo di questo parere, ma Márquez fa una presentazione chiara e minuziosa e ognuno potrà ragionare da sé.
Vincenzo Saldarelli continua la serie di articoli sulla Schola fiorentina con la seconda e ultima parte dedicata ad Alvaro Company. Si prende qui in esame la sua produzione posteriore a Las seis cuerdas e si conclude con il catalogo delle opere.
Sul numero precedente abbiamo pubblicato un articolino di Catherine Marlat con alcune novità importanti riguardanti Matteo Carcassi, da lei scoperte per caso durante ricerche relative ad altre persone. Romolo Calandruccio si è reso conto che nel corso delle sue ricerche su Carulli si era imbattuto anche lui su notizie relative a Carcassi e che, comunque, in ogni articolo da noi pubblicato in questi ultimi vent’anni vi erano informazioni parziali, aggiunte o correzioni di dati forniti precedentemente e mancanza di verifiche delle fonti preesistenti. Nell’articolo che leggerete in questo numero si è voluto riunire tutte le informazioni fin qui disponibili, ampliandole con nuove scoperte e andando a verificare la veridicità dei dati forniti dai diversi biografi a partire dall’Ottocento. Non solo: grazie ai vari documenti recuperati, Calandruccio è riuscito a scoprire dove era stato sepolto Carcassi e a trovare la tomba intatta e in ottime condizioni. Probabilmente non è ancora stata detta l’ultima parola e in futuro vi saranno ancora nuove scoperte, forse anche grazie alle indicazioni e indizi forniti in questo articolo.
Andrea Monarda ci aveva abituati a lunghe e ponderose analisi di importanti brani del XX e XXI secolo. Invece questa volta ci propone un’inchiesta (ugualmente lunga e ponderosa): i programmi di Prassi nel Triennio di tutti i Conser­vatori italiani. Prima della riforma la situazione era semplice: c’erano programmi comuni per tutti i Conservatori italiani. L’autonomia acquisita dalle diverse istituzioni grazie alla riforma del 1999 dà ora la possibilità a ogni Conservatorio di avere i propri programmi che poi possono anche cambiare con l’arrivo di nuovi insegnanti. Qual è il criterio con il quale si formano i programmi? Qual è il loro scopo in funzione dell’immissione al Biennio? Si sta prendendo una nuova direzione o si rimane ancorati al passato? Queste sono le domande che pone l’articolo di Monarda e alle quali siete tutti invitati a dare una risposta. Abbiamo l’intenzione di rendere consultabile e disponibile per il download (in fondo alla pagina) sul nostro website (un file con i programmi di tutti i Conservatori così come sono stati inviati a Monarda. Gli interessati sono invitati ad approfittare di questa possibilità di approfondimento.
Evangelina Mascardi nel suo quaderno parla del suono. Per dirla con le sue parole: “Non esiste un suono bello o uno brutto, il suono è il riflesso di noi stessi, unico e irripetibile.” È una frase che ben riassume il senso del suo scritto.
E ora arriviamo alla nuova rubrica, Memorie di un chitarrista errante, inaugurata da Fran­cesco Biraghi che in gioventù ha attraversato il globo in lungo e in largo suonando nei posti più incredibili in duo con il violinista Nando Antonelli. Durante uno dei festeggiamenti per il suo pensionamento Biraghi ha espresso, scherzando, l’intenzione di scrivere la propria autobiografia. È da lì che ci è venuta l’idea di proporgli una rubrica fissa dove raccontare aneddoti ed episodi strani accaduti durante i suoi viaggi. Se il titolo di questa prima puntata vi sembra strano (confessiamo che lo abbiamo scelto apposta), troverete la spiegazione leggendo. Sono già pronte un paio di nuove puntate, ma Biraghi non vuole monopolizzare la rubrica, perciò invita chi ha un racconto interessante, strano, buffo... quel che sia... a farsi avanti inviando il proprio scritto.
Infine, Fabio Zanon ricorda Sergio Abreu (1949-2023), il fratello maggiore del leggendario Duo Abreu che negli anni Settanta ha avuto una carriera fulminea prima di abbandonare le scene mentre si trovava al culmine della gloria. Sergio continuò come solista per qualche anno per poi dedicarsi alla liuteria, rimanendo però una presenza molto viva nell’ambiente chitarristico brasiliano. A causa della brevità della loro carriera, gli Abreu sono rimasti nel ricordo dei chitarristi oggi «maturi» ma sono sconosciuti alle generazioni più giovani. E questo è un gran peccato. Ascoltarli oggi può dare una nuova prospettiva a chi pensa che con il passare degli anni si migliora e che i millennials stanno toccando le stelle. Andate ad ascoltare su YouTube il concerto tenuto a New York nel 1974. Ascoltate il Preludio, Fuga e Allegro BWV 998 suonato da Sergio: inarrivabile. Non ricordiamo di aver mai ascoltato la polifonia della Fuga così chiara e piena e lo stesso vale per l’Allegro. Siamo sempre stati dell’idea che come duo gli Abreu sono rimasti insuperati; quello che li rende diversi è l’intensità del modo di suonare abbinata a semplicità e naturalezza, tanto da non far apparire la tecnica come qualcosa di eccezionale (in realtà lo era). Tante volte la velocità fa perdere al suono consistenza, varietà, peso e, a volte, la chitarra inizia a sembrare un mandolino (o due). Questo non succedeva agli Abreu, la cui presenza sonora non perdeva mai corposità e duttilità indipendentemente dalla velocità o dalla complessità dell’esecuzione. E la loro registrazione del Concerto per due chitarre e orchestra di Castelnuovo-Tedesco rimane insuperabile. Dice Fabio Zanon (e ci trova pienamente d’accordo): “Trovo stupefacente che l’eredità sua e del fratello non sia poi così conosciuta oggigiorno dagli studenti e dai giovani interpreti di tutto il mondo. Ma non sono nemmeno sicuro che il nostro mondo imperfetto possa assorbire tanta virtù.”